Santuario Santa Rosa da Viterbo

Chiesa di Santa RosaL’attuale chiesa è stata costruita nel 1850 in rifacimento di un edificio precedente risalente al 1632, ed è annessa al convento delle Clarisse. La prima costruzione sacra risale al XIII secolo e si ha notizia per la prima volta nel 1235; era conosciuta col nome di Santa Maria. Quando nel 1258 papa Alessandro IV vi fece traslare il corpo di santa Rosa, la chiesa ebbe la nuova denominazione. Questa fu distrutta verso la metà del XIV secolo, ricostruita ed abbellita da affreschi di Benozzo Gozzoli (metà del XV secolo). I lavori di rifacimento dell’edificio nel 1632 portarono alla completa distruzione di questi affreschi, di cui oggi restano solo delle copie fatte dal pittore secentesco Francesco Sabatini con la tecnica dell’acquarello e conservate nel Museo civico della città. A metà dell’Ottocento la chiesa fu ricostruita in stile neoclassico; nel 1913 fu aggiunta la cupola, su progetto dell’architetto Arnaldo Foschini, rivestita di maioliche, in seguito occultate da un rivestimento in piombo.

La chiesa, l’annesso monastero e la vicina casa ove la tradizione attesta la nascita di santa Rosa sono un grande centro di spiritualità per tutta la città di Viterbo, che onora la santa come sua patrona e che ogni anno, il 3 settembre, festeggia con il tradizionale trasporto della macchina di Santa Rosa.

Internamente la chiesa si presenta a tre navate. La maggior parte delle opere ivi esistenti risale alla seconda metà del XIX secolo e ai primi decenni del XX secolo.

Di antico la chiesa conserva:
un crocifisso ligneo con raggiera di legno dorato del XVII secolo, sul primo altare della navate di destra;
la tomba della santa, costituita da un’urna di bronzo dorato affiancata da due angeli in preghiera, risalente al 1699: in essa è conservato il corpo di santa Rosa, pressoché intatto dopo quasi 8 secoli, rivestito da una tonaca di seta che periodicamente le suore del vicino monastero sostituiscono con una nuova;
un polittico del maestro viterbese Francesco d’Antonio da Viterbo, che raffigura la Madonna in trono col Bambino, tra le Sante Rosa e Caterina d’Alessandria; nelle cuspidi, nei pilastri laterali e nella predella sono raffigurati diversi santi e sante.
Una lapide in fondo alla navata di destra ricorda la consacrazione della chiesa, avvenuta il 25 agosto 1850.

Nella chiesa è pure conservata la tomba di Mario Fani, fondatore della Gioventù italiana di Azione Cattolica e morto nel 1869.

STORIA DI SANTA ROSA

Urna Santa RosaRosa nasce a Viterbo nell’anno 1233, il contesto storico entro cui la giovane Santa opera vede l’Imperatore Federico II impegnato ad ottenere il controllo di Viterbo a discapito dello Stato della Chiesa. In quel periodo le strade della città si prestano da scenario a cruenti combattimenti tra fazioni rivali (guelfi e ghibellini), con assedi, eserciti e trattati di pace non rispettati. I genitori di Rosa, Caterina e Giovanni, hanno modeste origini ed educano la bambina nell’amore e nel rispetto di Dio, seguendo gli insegnamenti di San Francesco d’Assisi.

La casa dove vive la giovane con i propri genitori è situata vicino al Monastero delle Clarisse (tutt’ora esistente) dove Rosa cerca di entrare,ma provenendo da una famiglia povera,questo le viene negato, decide allora di operare tra le vie di Viterbo come terziaria, conducendo una vita di penitenza e di carità verso i poveri ed i malati. Rosa professa apertamente la pace girando per le vie della città di Viterbo, con il Crocifisso e con altri segni di pietà. Questo suo modo di predicare, in un tempo in cui imperversano aspre lotte fra opposte fazioni politiche, divide gli animi dei cittadini,così l’Imperatore decide di bandirla con tutta la sua famiglia. Rosa durante l’esilio vive prima a Soriano nel Cimino e poi a Vitorchiano e rientra a Viterbo solo dopo la morte di Federico II (1250).

Rosa nasce con una rarissima e grave malformazione fisica caratterizzata dalla assoluta mancanza dello sterno, sostituito dalla natura da un piastrone fibroso, malattia oggi denominata “agenesia totale dello sterno” che di solito porta il soggetto ad una morte precoce entro i primi tre anni di vita, in quanto lo scheletro non riesce a sostenere il corpo. La giovane Rosa, invece,muore nel 1251 all’età di 18 anni. Viene sepolta nella nuda terra del cimitero della sua parrocchia di Santa Maria in Poggio detta oggi Crocetta. Da quel giorno sono stati molti e continui i miracoli ottenuti dai fedeli che si sono recati sulla sua tomba per pregare. Guarigioni da cecità, da cadute, da malattie gravi. Nel 1252, dopo circa 18 mesi dalla Sua morte, visto il notevole afflusso di gente sulla sua povera tomba ed il clamore sempre più crescente per i prodigi ed i miracoli ottenuti dai fedeli, le Autorità Cittadine ed il Clero chiedono al Papa Innocenzo IV di promuovere il processo di canonizzazione di Rosa.

Il Pontefice acconsente ed ordina la riesumazione del corpo disponendone la preventiva e canonica ispezione, secondo gli usi del tempo. Il Corpo della Santa appare miracolosamente incorrotto e perfino le rose con le quali era stata inghirlandata alla sua morte, apparvero ancora fresche e profumate. Viene allora deciso di darle più onorata sepoltura all’interno della chiesa di Santa Maria in Poggio dove vi rimane per sei anni. Nel 1254 il Papa, Alessandro IV, non sentendosi più sicuro a Roma, teatro di tumulti tra le varie famiglie in lotta per il predominio sul territorio, decide di trasferire la Sede Papale a Viterbo (Viterbo verrà in seguito denominata Città dei Papi), cosa che realizza nel 1257. Dopo qualche tempo dalla sua venuta sogna Rosa per ben tre volte. In queste apparizioni la giovane dice al Papa di far trasferire il proprio Corpo nel vicino Monastero delle Clarisse, dove in vita aveva inutilmente chiesto di potere entrare.

Il 4 settembre del 1258, dopo la terza apparizione, il Papa, resosi conto che la figura che sognava e che gli parlava era veramente Rosa e considerando l’evento straordinario, accompagnato dai cardinali in una solenne processione, trasferisce il corpo incorrotto di Rosa nella vicina Chiesa delle Clarisse, affidandone a loro la custodia ed il culto. Il corpo della giovane viene chiuso in una preziosa urna con un’anta apribile in modo tale che i fedeli possano baciare la sua mano. Nel 1357 a causa di una candela caduta, scoppia un incendio all’interno della cappella dove è custodita la giovane.

L’urna viene completamente consumata dalle fiamme, come pure le vesti di Rosa e tutti i documenti e gli ornamenti che sono lì conservati, ma il suo Corpo rimane assolutamente indenne, solo annerito. Dopo più di 750 anni dalla Sua morte, recandosi nel bellissimo Santuario dedicato a Santa Rosa, è possibile vederla, perché il suo prezioso Corpo, custodito con amorevole cura dalle suore del Monastero è tutt’ora incorrotto. Sono ben conservati il Sacro Cuore, gli organi interni, le masse muscolari e lo scheletro con ossa tutte in connessione anatomica. I viterbesi, suoi devoti concittadini, onorano ogni anno, fin dal lontano 1258 la loro amata Rosa, con dei festeggiamenti che uniscono popolo e autorità in una unica voce e in un unico sentimento di fede.

Nel pomeriggio del 2 settembre viene svolta una solenne processione, il corteo storico di Viterbo in onore di Santa Rosa,con circa 300 figuranti in bellissimi costumi d’epoca tipici delle cariche civili ed ecclesiastiche più importanti della vita del Comune, accompagna il Sacro Cuore della Santa per le vie della Città di Viterbo.

La sera del 3 Settembre (dalle ore 21,00) viene effettuato,in onore della Santa” il trasporto della “Macchina di Santa Rosa” una torre di circa 30 metri pesante 50 quintali che viene portata a spalla da circa cento uomini denominati “facchini di Santa Rosa” in un percorso di un chilometro e duecento metri, lungo alcune vie del centro storico di Viterbo.

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