DON TITO MONANNI È TORNATO ALLA CASA DEL PADRE, IL CORDOGLIO DELLA DIOCESI

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“Non ho visto mai un pessimista che abbia concluso qualcosa di bene”, diceva Papa Giovanni. E don Tito – che oggi pomeriggio presso la Clinica Salus a Viterbo all’età di 88 anni ha concluso il suo pellegrinaggio terreno – ha fatto tanto bene nella sua lunga vita sacerdotale proprio perché invece era l’ottimismo in persona. Ottimismo e allegria: questi erano i lati più belli della sua persona e del suo essere prete, non semplicemente espressione della sua indole naturale, ma frutto di un lavoro interiore che lo ha portato sempre a benedire la vita e a vedere il bene in ogni persona e in ogni situazione. Don Tito è stato il prete del dialogo, che ha saputo avvicinare tutti, ha voluto parlare con tutti, di tutti ha voluto essere amico. È stato il prete del sorriso, dalla battuta pronta, capace di comunicare serenità in chiunque lo incontrava. È stato il prete della disponibilità, per tutti, sempre. “La vita è bella, ed è bello essere prete”. Tante volte abbiamo sentito dalla sua bocca questa espressione. E questa bellezza don Tito l’ha saputa trasmettere durante tutto il suo ministero sacerdotale iniziato il 28 giungo 1956, che lo ha visto Vicario Parrocchiale e Parroco in vari Paesi della Diocesi (Acquapendente, Vetralla, Piansano, Blera, Grotte di Castro…), Vicario Episcopale per il Laicato, per anni Confessore al Santuario del SS. Crocifisso di Castro, Cappellano delle Monache del Monastero di Ischia di Castro, suo paese natale, e Assistente unitario dell’Azione Cattolica. Questa è stata da sempre la sua passione più grande, per essa ha lavorato a livello diocesano, regionale e nazionale, con una generosità e una convinzione tutta particolare, consapevole della necessità della promozione di un laicato maturo e impegnato a vivere l’esperienza di fede, l’annuncio del Vangelo e la chiamata alla santità. Con don Tito se ne va una figura significativa nel nostro Presbiterio. Un prete benvoluto da tutti, che ha amato questa nostra Diocesi, di cui si è sempre sentito parte attiva e responsabile. Bruce Marshall, nel suo bellissimo romanzo Ad ogni uomo un soldo, abbozza questo ritratto di un prete: “Era un brav’uomo e amava il Signore, ma lo amava senza ridere”. Come a dire che gli mancava una dimensione fondamentale. Don Tito è stato un uomo e un prete bravo, che ha amato e ha insegnato ad amare il Signore sempre col sorriso sul volto. E il sorriso non si improvvisa, perché è un’arte che esige un lungo apprendistato. La sorgente del sorriso sta dentro, in profondità. Il Vescovo Lino, il Presbiterio e l’intera Chiesa locale, mentre ringraziano il Signore per l’esempio di vita sacerdotale e di amore alla Chiesa che don Tito ci lascia, lo affidano a Lui perché gli conceda di entrare nella Sua casa dove per sempre “la nostra bocca si aprirà al sorriso e la nostra lingua si scioglierà in canti di gioia” (cfr. Sl 125,2). 13 agosto 2020

don Luigi Fabbri

Vicario Generale