Descrizione araldica (blasonatura) dello scudo del Vescovo Orazio Francesco Piazza
“D’azzurro, alla città con tre torri d’oro, sormontata da un’ombra di sole dello stesso, caricata da un chrismon, con le lettere alpha e omega poste sotto il braccio traverso, il tutto di rosso”
Motto
Christus Lumen Gentium. Le parole del motto episcopale scelto da Mons. Piazza, sono tratte dall’inizio della Costituzione Dogmatica del Concilio Vaticano II, “Lumen gentium”, promulgata da Paolo VI nel 1964: “Lumen gentium cum sit Christus…Cristo è la luce delle genti“.
Interpretazione teologica
Il “campo” dello scudo è in azzurro, colore simbolo dell’incorruttibilità, intende significare la purezza della Vergine Maria, Madre di Dio e della Chiesa, dimora dello Spirito Santo e grembo dell’Incarnazione del Verbo di Dio; rappresenta, inoltre, la trasformazione dei valori umani, l’affidamento e il progressivo tendere verso la pienezza definitiva in Dio, Trino ed Unico.
Su tale simbologia della volta celeste campeggia il sole, fonte primaria di luce; la luce di Cristo, qui identificato con il monogramma X (chi) P (ro), arricchito dalle lettere alpha e omega: “Io sono l’alpha e l’omega, il Primo e l’Ultimo, il principio e la fine” (Ap 22,13). Il Signore è la meta, a Lui tende, come approdo ultimo e definitivo, tutta l’umanità. È il simbolo della luce, cantato nella liturgia pasquale: Cristo luce del mondo, ieri, oggi e sempre. È questa la Luce che guida il popolo di Dio, che conduce l’umanità, attraverso il cammino della salvezza, verso la destinazione ultima: la comunione piena nella gloria di Dio.
La città, rappresentata nella parte bassa dello scudo, nel dinamismo del tempo (tre torri) e simbolo della coesione umana (la cinta di mura, la piazza), è posta sotto il sole di Cristo che la irradia: è la città dell’uomo, con le sue complessità e attese, che nel faticoso ed esaltante lavoro di edificazione nel quotidiano aspira al suo compimento. In essa la Chiesa, riverbero della luce di Cristo, chiamata all’impegno inesausto pro mundi vita, è lievito che trasforma l’umano secondo il cuore di Dio, è segno e strumento, incarnato e visibile nell’ordinarietà della vita, della luce di Cristo che dona vera speranza al cuore di ogni uomo. La città dell’uomo guarda a Cristo, il Signore, fine e compimento della storia (GS 45); a Lui che è via e destinazione ultima: essa consolida la sua costruzione, come spazio di vera fraternità, attraverso il fecondo dialogo tra la luce del Vangelo e l’umana esperienza (GS 46).