Si è svolta, preso la sede della Fondazione Carivit, a Palazzo Brugiotti, a Viterbo, la Seconda giornata della stampa, indetta dal Vescovo di Viterbo, Orazio Francesco Piazza in collaborazione con l’Ucsi di Viterbo. L’incontro ha avuto come relatore, il responsabile di Unicef Italia, Andrea Iacomini, che ha parlato del difficile compito di comunicare le emergenze, in particolare quelle che riguardano i bambini. Prima della relazione di Iacomini, ha portato i suoi saluti don Emanuele Germani, responsabile dell’ufficio Comunicazioni sociali della diocesi di Viterbo, che ha ringraziato il Vescovo per aver istituito questa giornata della stampa da quando, lo scorso anno, si è insediato a Viterbo, che rappresenta un un momento di incontro con gli operatori della comunicazione e di formazione su temi importanti, come quello delle emergenze sociali e comunicazioni.
Ha preso, quindi, la parola Wanda Cherubini, presidente dell’Unione cattolica stampa italiana di Viterbo, che ha portato i saluti del presidente dell’Ucsi Lazio, Maurizio Di Schino per poi spiegare cosa sia l’Ucsi e concentrare, quindi, l’attenzione sul tema dell’incontro, evidenziando come sia difficile mantenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica sulle tragedie che riguardano il mondo e che, coinvolgono, purtroppo milioni di bambini, senza fare distinzioni tra tragedie di serie A e tragedie di serie B.
E’ stata, quindi, la volta del Vescovo Piazza che ha ringraziato l’amico Iacomini della sua presenza e poi la presidente dell’Ucsi di Viterbo e l’associazione, che prima dell’incontro ha consegnato al Vescovo un piccolo omaggio. Mons. Piazza ha, quindi, ringraziato tutti i giornalisti intervenuti. “Siete diventati progressivamente compagni di strada e questo per me è il momento più bello, questo riconoscimento nel riconoscerci: voi conoscete un po’ più il Vescovo ed io conosco un po’ di più voi. Vi sono grato perché attraverso le vostre testate vedo l’agenda della realtà che vivo”. Il Vescovo ha poi fatto un appello: “Ricordati della dignità dell’uomo, tutto quello che accade nella giornata deve essere letto in questa chiave di lettura, ricordandosi della nostra dignità umana”. Ha poi enfatizzato che la Chiesa dovrebbe leggere i giornali poiché questi contribuiscono a una visione più ampia del mondo. Secondo Piazza, i giornali rappresentano una ricchezza poiché permettono di immergersi nelle notizie e di percepire la sensibilità dei giornalisti. Questa sensibilità non riguarda solo l’etica professionale, ma anche un senso di compassione verso il proprio territorio e le persone che lo abitano.
Il portavoce Unicef Italia, Andrea Iacomini ha ringraziando il Vescovo per questo invito. “E’ stata una gioia riabbracciarti in questa città – ha esordito Iacomini rivolgendosi al Vescovo – sei una garanzia per questa città. Sono onorato di essere qui per raccontare quello che faccio. Non tutti ci danno questa possibilità. E’ talmente complicato trovare lo spazio in più, quello della quotidianità. Ringraziando Dargent D’Amico per il messaggio inviato a Sanremo ho detto che ci sono 500 milioni di bambini che in questo momento sono in zone di conflitto e ieri Eros Ramazzotti ha ripreso questo dato per dire basta alla guerra. L’Unicef è una fonte primaria, quando scoppia un’emergenza siamo noi i primi sul campo a raccontare. Però poi passano i giorni, si perde l’interesse per la quotidianità di questa tragedia, si crea una sorta di assuefazione. Ci sono crisi di serie A e crisi di serie B. Oggi è Gaza la crisi di serie A, ma vi ricordo che ci sono anche 50 mila bambini sott’acqua in Libia”. Iacomini ha poi rivolto un pensiero ai migliaia di colleghi Unicef che si trovano in mezzo alle bombe, alle malattie come ai tanti altri operatori umanitari. “Danno credibilità alle cose che facciamo, ma se non c’è un’alleanza tra i media che mi permette di raccontare quello che facciamo, dove lo facciamo e se lo facciamo, capite che è tutto molto difficile”. Iacomini ha poi rimarcato come vi sia una sola pace, senza colori politici e come siano aumentati i bambini malnutriti nel mondo. Ha poi evidenziato l’importanza dei social per comunicare queste tragedie. “Noi raccontiamo il dolore attraverso immagini filtrate, attraverso le storie. Poi una riflessione importante: “I grandi eroi di questi tempi sono i padri e le madri resilienti, i bambini che senza braccia e mani continuano a giocare nei campi profughi, non ci sono più purtroppo Madre Teresa, Nelson Mandela, John Fitzgerald Kennedy. Quindi come ci aiutiamo a raccontare tutto questo? Con delle forti alleanze”.