Indicazioni Pastorali 2017-2018

image_pdfimage_print

L’Anno pastorale 2016/2017, appena concluso, è stato caratterizzato da un particolare discernimento pastorale che, in un clima sinodale, con il coinvolgimento dei Consigli pastorali e dell’Assemblea dei fedeli, ci ha aiutato: – a leggere la particolare situazione delle nostre Comunità, partendo dalle periferie esistenziali, come luogo teologico, e chiedendoci quali sono le attese, i desideri, i bisogni delle singole categorie: ragazzi, giovani, fidanzati, famiglie, adulti, anziani, poveri, migranti … Ci siamo posti in ascolto dei bisogni vari dell’uomo di oggi; – ad ascoltare il progetto di Dio per loro, aiutati dall’ascolto del Vangelo, dalla ecclesiologia del Vaticano II, dai Programmi decennali della CEI, dai Documenti di Papa Francesco, in particolare Evangelii gaudium e Amoris laetitia. È attuale per noi l’invito dell’Apocalisse: “Ascoltate ciò che lo Spirito dice alla Chiesa!”; – sempre con un stile sinodale, coinvolgente le Comunità parrocchiali, è ora di agire, individuare alcuni impegni essenziali e urgenti per il cammino della nostra Chiesa. Prima di formulare programmi e progetti pastorali, è fondamentale “abitare le frontiere delle nostre comunità, con un nuovo atteggiamento pastorale”: «La parola frontiera ci parla di uomini che si trovano di fronte ad altri uomini con vissuti, esperienze umane e spirituali, provenienze – anche geografiche – differenti, e per questo può spaventare, perché si è messi di fronte ad altro, nuovo, diverso. Ma in realtà la frontiera è anche il luogo biblico delle origini, dell’uomo di fronte alla donna, di Adamo di fronte a Eva, dell’uomo di fronte all’altro uomo, quindi un luogo di incontro da abitare in cui aprirsi alla novità dell’altro con la sua realtà, la sua storia, quello che l’altro è e porta nel cuore e nella carne, e così crescere insieme in umanità. Ecco il desiderio di abitare le frontiere insieme 4 1.3 alle donne e agli uomini che le abitano» (cf. Aa.Vv., Amoris laetitia. Una chiesa alla scuola della Famiglia, Sussidio a cura dell’Ufficio Nazionale per la Pastorale della famiglia della Conferenza Episcopale Italiana, 2017, p. 99). Da qui gli atteggiamenti fondamentali per l’incontro con la maggior parte dei nostri fratelli: «un ascolto dell’esperienza personale; un’attenzione alla globalità della persona in tutte le sue dimensioni (non solo spirituale, ma anche psicologica, relazionale, ecc. ) spesso ferite; un accompagnamento a vivere una relazione sempre più personale e sentita con il Signore; un’attenzione a formare la coscienza, per promuovere nella persona la sua capacità di discernimento della voce di Dio-per-lei, e del cammino che Lui ha pensato particolarmente per la sua vita, nella Chiesa e nel mondo» (ibidem, p. 100). Nel nostro ascolto e dialogo personale dobbiamo sempre tener presente quanto il Catechismo della Chiesa Cattolica ci dice sul cammino graduale dei fedeli: «La responsabilità personale di ciascuno è proporzionata alla sua attuale capacità di apprezzare e volere il bene, in una situazione caratterizzata da molteplici condizionamenti psichici, culturali, sociali. Tendere alla pienezza della vita cristiana non significa fare ciò che astrattamente è più perfetto, ma ciò che concretamente è possibile. Non si tratta di abbassare la montagna, ma di camminare verso la vetta con il proprio passo. L’educatore deve proporre obiettivi proporzionati, senza debolezza e senza impazienza. Il primo impegno da esigere è la preghiera, che è possibile a tutti: “Dio non comanda cose impossibili, ma comandando ti impegna a fare quello che puoi, a chiedere quello che puoi”, “e ti aiuta perché tu possa” [919]. Disordine morale oggettivo e peccato personale non vanno confusi. Lo stesso grave disordine può essere peccato mortale in alcuni, veniale o inesistente in altri, secondo che la loro responsabilità sia piena, parziale o nulla. La Chiesa è maestra e madre: da una parte insegna con fermezza la verità; dall’altra cerca di comprendere la fragilità umana e la difficoltà di certe situazioni [920]. La norma morale è uguale per tutti, ma la responsabilità è propria di ciascuno e proporzionata alla concreta capacità di riconoscere e volere il bene [921]». 5 Ci ricorda Amoris laetitia [295] che: “l’essere umano conosce, ama e realizza il bene morale secondo tappe di crescita”. Non si tratta di abbassare la montagna, ma di aiutare ciascuno a camminare verso la vetta con il proprio passo, aiutando la formazione della coscienza dei singoli, senza sostituirci ad essa.

 Indicazioni Pastorali 2017-2018